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(Traduzione di Angelo Melocchi)
Mai nella storia della Chiesa universale, una persecuzione fu così importante, estesa nello spazio e nel tempo e ininterrotta come quella che imperversò in URSS nel ventesimo secolo. Le persecuzioni dei primi tre secoli del cristianesimo avevano un carattere locale ed non duravano che qualche anno. Anche la persecuzione più terribile, sotto Diocleziano e i suoi successori, che iniziò nel 303, non è durata che otto anni.
Nel 1917-18, durante un periodo difficile per la Russia (Prima Guerra mondiale, rivoluzione russa) (N.d.T. 1), si riunì a Mosca il concilio della Chiesa ortodossa russa, durante la quale il Patriarcato fu restaurato dopo un periodo di trecento anni. Il metropolita Tichon fu eletto Patriarca di Mosca e di tutte la Russie. A quell’epoca, si contavano in Russia circa 60 mila chiese e 117 milioni di ortodossi ripartiti in 73 diocesi.
LA PRIMA ONDATA (1917-1920).Presa del potere, massiccio saccheggio delle chiese, esecuzione dei chierici.
Le persecuzioni contro la Chiesa ortodossa russa sono cominciate al momento della rivoluzione (N.d.T. 2) del febbraio 1917, prima dell’arrivo dei bolscevichi al potere. Una delle azioni anticlericali più significative del governo provvisorio fu la soppressione della potestà canonica dei vescovi nelle loro diocesi, cosicché tutto il potere della chiesa passò de facto ai consigli diocesani, e la confisca di tutte le scuole parrocchiali della Chiesa russa ortodossa. Tuttavia, le persecuzioni contro la Chiesa ortodossa russa non raggiungono la reale vasta portata che dopo gli sconvolgimenti del 1917.
Uno dei primi decreti del potere sovietico fu quello del 20 Gennaio 1918, che ratificava la separazione tra la Chiesa e lo Stato e confiscava alla Chiesa tutti i suoi beni: denaro, terreni, edifici, chiese. Conseguenza di questo decreto: nel 1918, si chiudono le istituzioni pedagogiche spirituali, comprese le scuole e le chiese diocesane collegate, si sopprimono le formazioni spirituali, l’attività scientifica religiosa ed editoriale. Conformemente a questo decreto, fu proibito di insegnare il catechismo a scuola, fatto che provocò il malcontento del popolo. Per esempio, in provincia di Kazan, un congresso contadino aveva dichiarato obbligatorio l’insegnamento del catechismo nelle scuole. 14.000 lavoratori di Kazan s’indirizzarono al commissario dell’educazione popolare per esigere di conservare l’insegnamento del catechismo nelle scuole. Riunioni simili ebbero luogo nelle province di Orenburg, Vladimir, Ryazan, Tambov, Simbir, così come in alcuni istituti di Mosca. Nessuna di queste domande emananti dal popolo fu soddisfatta.
I bolscevichi avevano un odio estremo e irrazionale per l’ortodossia. Armati fino ai denti, i rivoluzionari si lanciarono nelle chiese, rubarono gli oggetti preziosi, profanarono i santi doni e il Vangelo, torturarono e assassinarono selvaggiamente i preti, violentarono e uccisero le monache. (N.d.T. 3) Questa attitudine dei bolscevichi è chiaramente espressa in una lettera di Lenin del 19 marzo 1922: «la confisca di oggetti preziosi, soprattutto nelle lavre, nei monasteri e nelle chiese più ricche, deve essere operata senza pietà, con una fermezza incrollabile e intrattabile, e nel più breve tempo possibile. Quanti più rappresentanti della borghesia reazionaria e dei preti reazionari potremo uccidere in questa occasione, meglio sarà». (N.d.T. 4) In reazione, un messaggio di Sua Santità il patriarca Tichon, fu pubblicato il 1° febbraio 1918, proclamando l’anatema per tutti coloro che versassero del sangue innocente.
La triste lista del clero martirizzato dai bolscevichi comincia con il protoierei Ioann Kochurov, il 31 ottobre 1917, durante la settimana che seguì gli sconvolgimenti di Ottobre. Poi, gli arresti e le esecuzioni si succedettero quasi senza interruzione.
Ecco alcuni atti brutali.
Il 7 febbraio 1918, il metropolita Vladimir di Kiev e Galizia fu ucciso. Il 29 giugno dello stesso anno, Mons. Hermogen, vescovo di Tobolsk e Sibirsk fu annegato dai bolscevichi, con una pietra legata al collo. Una delegazione di parrocchiani venuta a chiedere la liberazione del loro vescovo al consiglio locale conobbe la stessa sorte. L’8 febbraio 1918, una processione della Croce fu fucilata a Voronezh. Decine di persone furono uccise. La notte di Pasqua del 1918 nel villaggio cosacco di Nezamaev, venne sepolto vivo il sacerdote Ioann Prigorovski dopo avergli prima cavato gli occhi, tagliato la lingua e le orecchie.
Nell’ottobre 1918, i bolscevichi saccheggiarono il monastero di San Nicola di Belogorsk. Le suore furono, sia fucilate sia gettate in una fossa e sepolte sotto la spazzatura, sia inviate via convoglio a Perm ai lavori forzati. Il 24 dicembre 1918, Mons. Teofan, vescovo di Solikamsk, fu martirizzato: venne immerso nell’acqua gelata fino alla morte per congelamento. Lo stesso anno, il 16 luglio, l’imperatore Nicola II fu fucilato con la famiglia imperiale (N.d.T. 5). Il 14 febbraio 1919 fu stata pubblicata la decisione del commissario del popolo di dissezionare le reliquie, cosa che provocò degli oltraggi massicci contro le reliquie dei santi nel 1919 e negli anni che seguirono.
La prima ondata di persecuzioni costò più di 15.000 vite solo per l’anno 1918-1919 (vedere il grafico sotto). Il numero totale di repressioni è di circa 20.000 (riga superiore). Quasi tutti i conflitti e gli arresti si conclusero con un’esecuzione.
SECONDA ONDATA (1921-1923).Confisca dei beni ecclesiastici, sotto il pretesto di aiutare le vittime della carestia in prossimità del Volga.
Nella seconda metà del 1921, il paese soffrì la carestia. Nel maggio del 1922, in 34 province della Russia, circa 20 milioni di persone soffrirono la fame. Quasi un milione ne sono morti. Il patriarca Tichon fu uno dei primi a reagire davanti alla calamità che colpiva il popolo e, dal mese di agosto 1921, indirizzò ai fedeli, ai patriarchi orientali, al papa di Roma, all’arcivescovo di Canterbury e al Vescovo di New York un messaggio in cui chiedeva di assistere il paese morente di fame. Allo stesso tempo fondò un comitato russo d’aiuto agli affamati, che fu chiuso dalle autorità nel giro di una settimana. Nel febbraio 1922, un decreto sovietico sulla confisca dei beni ecclesiastici fu pubblicato. Lenin impose a Trotskij (Bronstein) (N.d.T. 6) di dirigere segretamente la persecuzione con questo ordine: «più chierici fucileremo, meglio sarà» (lettera del 19 marzo 1922). Eppure, malgrado il caos e la fame, questa confisca incontrò una resistenza feroce tra il popolo, con molti sacrifici durante le incursioni nelle chiese. Solo per il periodo 1922-1923, si registrarono 1.414 scontri tra le autorità e i fedeli. Poi gli oggetti presi con la forza nelle chiese non servirono affatto a nutrire gli affamati, ma piuttosto a consolidare il regime e a finanziare la rivoluzione mondiale. Ad esempio, il governo versò 5 milioni di marchi per i bisogni dei compatrioti che vivevano in Germania; un milione di rubli-oro fu dedicato allo sviluppo della rivoluzione in Turchia e il bilancio del Comintern ricevette in totale più di 5,5 milioni di rubli-oro, mentre solo 1 singolo rublo-oro servì a comprare dei viveri per le vittime della carestia. (N.d.T. 7)
Dopo la confisca dei beni ecclesiastici, Lenin propose azioni che si concludessero con un’esecuzione per fucilazione. In una serie di città, vengono organizzati simulacri di processi contro preti. Ad esempio, a Pietrogrado, oltre 80 accusati, quattro condanne a morte, a Mosca 54 imputati, 11 esecuzioni. Nel maggio 1922, il Patriarca Tichon fu arrestato e nel mese di luglio, il metropolita Beniamino fu “giudicato” e fucilato.
La seconda ondata di persecuzioni provocò quasi 20.000 repressioni per fucilazione di circa 1.000 persone. I bolscevichi davano un’immagine d’equità: a differenza della giustizia sommaria del 1918, per esempio organizzavano processi.
TERZA ONDATA (1923-1928).Con l’aiuto della GPU, creando lo scisma rinnovazionista al fine di distruggere la Chiesa dall’interno.
Nel mese di aprile 1922, la Ghepeù pubblicò le sue istruzioni per l’organizzazione di una riunione del “gruppo del clero moscovita di opposizione”. Un consiglio di rappresentanti della Ghepeù e del “clero rivoluzionario” si riunisce nell’appartamento del prete S. Kalinovski. L’accordo è stato unanime per la lotta contro il patriarca e le istituzioni patriarca li. “La confisca dei beni della Chiesa fu uno strumento tra i più efficaci per la formazione di gruppi rinnovazionisti anti-Tichon, prima a Mosca, poi in tutta l’URSS”, ha scritto Touchkoff, capo della 6° divisione del dipartimento per gli Affari Segreti della Ghepeù.
Fu in quel momento che ebbe luogo il massiccio ripristino di icone domestiche e di cupole di chiese. Il Signore fortificò il suo gregge… Durante il ripristino delle icone, esse irradiavano una luce accecante.
Nel mese di aprile 1923, si preparò il processo e l’esecuzione del Patriarca Tichon. Tuttavia, ciò fu rinviato a causa di una nota di Dzerzinskij presso l’Ufficio degli Affari Politici: “… è necessario rinviare il processo di Tichon a causa della propaganda all’estero”. Dunque si convoca il primo “concilio” dei rinnovazionisti, che decisero di privare il Patriarca Tichon del sacerdozio e della tonsura monastica e di istituire un episcopato di uomini sposati, di permettere ai sacerdoti di risposarsi, e di passare al calendario di nuovo stile (gregoriano al posto di giuliano). Alla fine di aprile, quando fu liberato dalla prigione, la principale preoccupazione del patriarca Tichon fu di lottare contro lo scisma rinnovazionista. Si preparò un nuovo processo contro il patriarca Tichon, ma non andò in porto a causa della morte del patriarca il 7 aprile 1925. Il patriarca Tichon lasciò dietro di lui qualche candidato potenziale alla sede patriarcale, il primo fu il Metropolita Pietro (Polyansky) di Krutitskoe, che venne arrestato e messo in prigione. Dopo la morte del patriarca , la Ghepeù procedette ad organizzare di nuovo lo scisma: vennero arrestati vescovi, sacerdoti e laici che avevano aiutato in un modo o nell’altro il Metropolita Pietro a guidare la Chiesa.
Al fine di raggiungere “la scristianizzazione completa del Paese” e “sopprimere ogni residuo del vecchio regime”, il governo sovietico diede particolare attenzione al lavoro di propaganda anti-religiosa. Emelian Mikhailovich Yaroslavsky (di vero nome Mikhei Izrailevitch Gubelman) (Cfr.: N.d.T. 6) fu incaricato di questa politica. Nel 1921, Yaroslavsky partecipò attivamente alla creazione del giornale chiamato “Ateo”, che prende in giro il sentimento religioso. La “Società degli Amici del giornale ateo” viene creata su sua iniziativa nel 1924 a Mosca. Nel 1925, è fastosamente ribattezzata “Unione degli Atei” e poi, qualche tempo dopo, “Unione degli Atei militanti”. I salariati delle istituzioni e imprese dell’Unione degli Atei ricevono lo status di dipendenti pubblici. Viene fondata anche, su iniziativa di Yaroslavsky, l’Associazione dei giovani atei militanti dell’URSS. Nel 1929, c’erano oltre un milione di giovani atei.
Il 29 aprile 1927 viene pubblicata una dichiarazione dal rappresentante del locum tenens del patriarca, metropolita Sergio (Stargorodski), che tenta di trovare un compromesso con il potere ateo ( “Noi vogliamo… riconoscere l’Unione Sovietica come nostra patria, le cui gioie e successi sono anche i nostri”.)
Il numero di repressioni degli anni 1923-1928 corrisponde a un terzo di repressioni del 1922. I bolscevichi non si decidono a tenere il processo e l’esecuzione del patriarca Tichon, previsto l’11 aprile 1923. Numerosi vescovi vengono arrestati e deportati, ci si batte per ogni chiesa. La lavra della Trinità di San Sergio viene chiusa. I rinnovazionisti instaurano l’episcopato di uomini sposati. Nel 1925, con l’aiuto della Ghepeù, il numero di chiese e di diocesi dei rinnovazionisti quasi raggiunse quello degli ortodossi, ma le loro chiese erano vuote. La gente non frequentava le chiese della “Chiesa vivente” dove celebravano i rinnovazionisti. La Ghepeù fa pressione sugli eredi del patriarca Tichon e su tutti i preti che lo seguono. Nel 1928, malgrado la dichiarazione del metropolita Sergio, le persecuzioni si intensificano.
QUARTA ONDATA (1929-1933).“Dekulakizzazione” e collettivizzazione.
Nel 1928, le autorità prepararono la deportazione di massa dei cristiani dei quali la maggioranza era ortodossa secondo uno stile di vita tradizionale e religioso. Il 24 gennaio 1929 il Comitato centrale del partito comunista adottò un decreto preparato da Kaganovic (N.d.T.: Lazar’ Moiseevič Kaganovič, tanto per cambiare…) e Yaroslavsky: “Misure di rafforzamento del lavoro antireligioso” che sancì l’inizio di una serie di arresti di massa di sacerdoti e laici, e la chiusura di chiese. Le persecuzioni iniziarono nel 1929 e durarono fino al 1933. Numerosi sacerdoti vennero arrestati in quel periodo e inviati nei campi, molti accettarono di morire soffrendo il martirio. Per il periodo 1929-1933, ci furono quasi 60.000 arresti e 5.000 esecuzioni di sacerdoti. In una intervista datata 2 febbraio 1930 del metropolita Sergio, rappresentante del locum tenens del patriarca, si può leggere che “non vi è persecuzione contro la Chiesa”.
Il 5 dicembre 1931, la Chiesa del Cristo Salvatore, costruita tra il 1837 e il 1883 con i soldi del popolo russo, a ricordo della vittoria del 1812 contro l’esercito di Napoleone (N.d.T.: dopo essere stata depredata di tutto, le decorazioni furono usate per costruire stazioni della metropolitana) fu fatta saltare con la dinamite. Al suo posto venne pianificato di costruire il palazzo dei Soviet, ma le fondamenta non cessarono di sprofondare (mentre la Chiesa di Cristo Salvatore non aveva avuto questo problema). Si decise di pianificarvi una piscina, nella quale molti nuotatori vi annegarono. (N.d.T. 8) Nel 1935, il Comitato centrale trasse le conclusioni della campagna anti-religiosa condotta negli anni precedenti. In uno di questi documenti i persecutori sono costretti a riconoscere l’immensa forza della Chiesa ortodossa russa che le aveva permesso, malgrado l’oppressione continua del governo, gli arresti, le esecuzioni, la chiusura di chiese e di monasteri, la collettivizzazione che aveva soppresso una parte importante dei laici attivi, di conservare la metà delle sue parrocchie.
Malgrado delle persecuzioni paragonabili, per la loro intensità, a quelle del 1922, al momento del censimento del 1937, un terzo della popolazione cittadina e i due terzi della popolazione rurale si dichiararono ortodossi, vale a dire la metà della popolazione dell’URSS.
QUINTA ONDATA (1937-1938).Gli anni del Terrore. Tenta di sopprimere tutti i credenti (Rinnovazionisti inclusi).
In questo documento, lo scacco all’instaurazione del socialismo ateo nel paese divenne evidente a Stalin. Divenne chiaro che si sarebbe dovuto condurre una nuova persecuzione, sanguinosa e spietata, e una guerra senza precedenti contro il popolo, che non avrebbe dovuto portare gli insottomessi ai campi né ai lavori forzati, ma alle sentenze di esecuzione e di morte. Così iniziò una persecuzione di un nuovo genere, che avrebbe dovuto spezzare fisicamente l’ortodossia.
Secondo i dati della Commissione per la riabilitazione delle vittime della repressione del 1937, 136.900 preti ortodossi furono arrestati, dei quali 85.300 furono uccisi. Nel 1938, 28.300 furono arrestati, di cui 21.500 furono fucilati. Nel 1939, 1.500 dei quali 900 furono fucilati. Nel 1940, 5.100 furono arrestati, di cui 1.100 furono fucilati. Nel 1941, 4.000 furono arrestati, dei quali 1.900 furono fucilati. Il 10 ottobre 1937, il metropolita Pietro, locum tenens del Patriarca , fu ucciso dopo 8 anni di prigione in isolamento.
Dopo due anni di persecuzione, 1937-1938, delle 25.000 chiese nella Russia sovietica, non ne restavano che 1.277. 1.744 chiese si trovarono sul territorio dell’Unione Sovietica dopo l’annessione dei territori dell’Ucraina dell’Ovest, della Bielorussia e del Baltico. Nel 1937, il presidente dell’Unione degli Atei militanti, Em. Yaroslavsky annunciò che non c’erano più monasteri nel paese.
Possiamo dire con certezza che le persecuzioni, che travolsero la Chiesa ortodossa russa alla fine degli anni Trenta furono eccezionali per la loro portata e la loro crudeltà, non solo nella storia della Chiesa ortodossa russa, ma nella storia mondiale. Nel 1938, il potere sovietico terminava un periodo di venti anni di persecuzione, al termine del quale il risultato di questo processo di distruzione era irreversibile. Se le chiese che erano state distrutte o trasformate in depositi in futuro avrebbero potuto essere ricostruite o restaurate, centinaia di vescovi, decine di migliaia di sacerdoti e centinaia di migliaia di laici erano stati assassinati e questa perdita era irreparabile. Le conseguenze di queste persecuzioni si fanno sentire ancora oggi. L’esecuzione di una quantità innumerevole di vescovi, di pastori letterati e sapienti, e d’asceti fece andare a rotoli il livello morale della società. Si ritirò al popolo il sale che l’aveva “salato” in una situazione di decomposizione allarmante. Tuttavia, le autorità non avevano l’intenzione di fermare il processo di chiusura delle chiese. Continuò e non si sa fino a dove sarebbe arrivato se la Seconda Guerra mondiale non fosse scoppiata.
SESTA ONDATA (1939-1952). Seconda Guerra Mondiale. Persecuzioni nelle regioni annesse e liberate. Nel 1939, tutti i monasteri erano stati chiusi (nel 1917 erano più di mille), così come più di 60.000 chiese. L’ufficiatura non era celebrata che in un centinaio di chiese. Nel 1939-1940, il Baltico fu annesso all’URSS, come le regioni dell’ovest dell’Ucraina e della Bielorussia, il nord della Bucovina e della Bessarabia. L’URSS contò così di nuovo una grande quantità di chiese e di monasteri ortodossi.
Il 22 giugno 1941, la Germania dichiarò la guerra all’URSS. Eppure, né l’inizio della guerra, né la sconfitta dei primi mesi, né la perdita di grandi territori a favore del nemico, cambiarono l’atteggiamento ostile del governo verso la Chiesa ortodossa russa e non condussero le autorità a far cessare le persecuzioni. Le autorità non modificarono la loro posizione che quando appresero che i Tedeschi avevano permesso la riapertura di 3.732 chiese sui territori occupati, vale a dire, più di tutta l’URSS.
Il 4 settembre 1943, Stalin incontrò il metropolita Sergio, locum tenens del patriarca e i metropoliti Alessio e Nicola (N.d.T.: i soli non incarcerati, ma agli arresti domiciliari). Quattro giorni dopo, si riunì il concilio dei vescovi e il metropolita Sergio venne elevato al rango di patriarca. Si permise alla Chiesa di aprire dei seminari, di pubblicare riviste etc. Tuttavia, per tutta la durata della Seconda Guerra mondiale, gli arresti di preti continuarono. Nel 1943, si arrestarono più di mille preti ortodossi, di cui 500 furono fucilati. Nel 1944-1946, più di 100 persone furono condannate a morte.
Secondo il rapporto del Consiglio degli affari della Chiesa ortodossa russa del 1946, “al 1° gennaio 1947, 13.813 chiese ortodosse e case di preghiera sono in attività”. In una nota esplicativa, due anni più tardi: “Il 1° gennaio 1948, c’erano in URSS 14.329 chiese e case di preghiera in attività”; e “… La quantità di chiese nella RSS d’Ucraina rappresenta il 78,3% del loro numero nel 1914 contro il 5,4% nel RSFSR”..
Dopo la guerra ci furono dei soprassalti di repressione. Secondo il rapporto del ministro MGB Abakumov, “dal 1° gennaio 1947 al 1° giugno 1948, 679 preti ortodossi furono arrestati per attività sovversive”. Secondo il rapporto del Gulag, al 1° ottobre 1949, c’erano 3.523 preti nell’insieme dei campi.
Nell’ottobre 1948, il presidente del Consiglio agli affari della Chiesa ortodossa russa domandò al patriarca Alessio d’ “immaginare una serie di condizioni che limitano l’attività della Chiesa alle sue chiese e sue parrocchie”. I molteplici tentativi del primo gerarca di incontrare Stalin si conclusero con uno scacco. Ciò che era stato permesso alla Chiesa nel quadro della sua attività divenne proibito: le processioni – salvo per la Pasqua -, i viaggi del clero nelle località per rendere visita ai loro fedeli, e fu proibito ai preti di avere la cura di più chiese (sapendo che una chiesa senza prete rischiava di essere chiusa). Le autorità modificarono senza sosta la forma delle persecuzione condotte contro la Chiesa. Nel 1951, l’imposta sulle parrocchie fu aumentata: si esigeva il pagamento di questa tassa per i due anni precedenti.
Il processo di chiusura delle chiese continuò. Al 1° gennaio 1952 si contavano 13.786 chiese, di cui 120 non erano in attività dato che erano utilizzate come granaio. Nella sola regione di Kursk, in occasione del raccolto, 40 chiese furono riempite di grano. La quantità di preti e di diaconi fu ridotta a 12.254. Restavano 62 monasteri, ma ne furono chiusi 8 nel 1951.
LE PERSECUZIONI DA KRUSCIOVSoffocamento della Chiesa e persecuzione dei credenti.
Il 7 luglio 1954, su ordine di Krusciov, si preparò la decisione del Comitato centrale concernente “Le grandi lacune della propaganda ateista scientifica e le misure necessarie al suo miglioramento”. Vi si criticava la politica condotta da Stalin verso la Chiesa. Una massiccia propaganda ateistica iniziò, con nuove persecuzioni contro la Chiesa.
Un colpo fu portato contro le istituzioni pedagogiche religiose. Nel 1958, gli 8 seminari e le 2 accademie contavano 1.200 studenti, senza contare i 500 uditori liberi. Le autorità presero misure molto forti per impedire che i giovani entrassero nelle istituzioni religiose. In ottobre 1962, il Consiglio degli affari della Chiesa ortodossa russa annunciò al Comitato centrale che su 560 giovani che domandavano l’ammissione ai seminari nel 1961-62, 490 hanno ritirato la loro domanda, cosa che testimoniava un “lavoro personalizzato” con loro. Molti seminari furono stati chiusi (Kiev, Saratov, Stavropol, Minsk, Volyn). Nell’autunno 1964, il numero di studenti era diminuito di oltre la metà rispetto al 1958. 411 persone studiavano nei 3 seminari e 2 accademie, con 334 uditori liberi.
Vedendo la piega che prendeva questa nuova ondata di persecuzione, il patriarca Alessio tentò di incontrare il Primo Segretario del Comitato centrale, N.S. Krusciov, per discutere i problemi del rapporto tra la Chiesa e lo Stato, ma questo tentativo si concluse con uno scacco.
Nel 1959, le autorità soppressero dalle liste 364 comunità ortodosse. Nel 1960: 1.398. Nel 1961, 1.390. Nel 1962, 1.585.
Nel 1961, sotto la pressione delle autorità, il Santo Sinodo approvò il decreto sulle “Misure di rafforzamento della vita parrocchiale”, che fu successivamente accolta dal concilio episcopale (N.d.T. 9). In pratica, l’attuazione di tali riforme portò all’allontanamento del parroco dalla direzione delle attività parrocchiali. I fabbricieri divennero i dirigenti della vita pratica delle parrocchie, e le candidature a questa funzione dovevano obbligatoriamente essere accettate dai comitati sovietici locali.
Nel 1962, si istituì un controllo stretto dei sacramenti del battesimo, del matrimonio e dei funerali. Questi dovevano essere iscritti nei registri con il cognome, i dati del passaporto e l’indirizzo dei partecipanti, cosa che portava alla loro persecuzione.
In agosto 1962, il Consiglio degli affari della Chiesa ortodossa russa annunciò al comitato centrale che dal gennaio 1960, il numero di chiese era diminuito di più del 30%, e c’erano 2,5 volte meno monasteri, mentre il numero di denunce contro le autorità locali era aumentato. In molti casi, i fedeli resistevano alle autorità. Nella città di Klintsy nella regione di Briansk, una folla di un migliaio di persone impedì la rimozione delle croci da una chiesa chiusa poco prima. Si chiamarono dei druzinnik (N.d.T.: miliziani di partito) per calmare la folla con un distaccamento militare armato di mitragliatrici. Durante il tentativo di chiudere la Lavra di Pochaev, grazie alla loro ostinata resistenza, i monaci e i fedeli riuscirono a impedire la chiusura del convento (N.d.T.: 10). Il 6 luglio 1962, apparvero due decisioni del comitato centrale, richiedenti di introdurre misure drastiche per impedire la diffusione di idee religiose tra i bambini ei giovani. Fu proposto di privare i genitori del diritto sui loro bambini se li avessero educati in uno spirito religioso. Si convocarono i genitori nelle scuole e nelle stazioni di polizia, esigendo da essi che non portassero i loro figli in chiesa, minacciando di internarli a forza.
Durante i primi 8 mesi del 1963, 310 comunità ortodosse furono radiate dalla lista. Lo stesso anno, la Lavra delle Grotte di Kiev fu chiusa. Tra il 1961 e il 1964, 1.234 persone furono processate per motivi religiosi e condannati a varie pene o deportati. Il 1° gennaio 1966 la Chiesa ortodossa russa non aveva che 7.523 chiese e 16 monasteri. Nel 1971, il numero delle parrocchie fu ridotto a 7.274. Nel 1967, la Chiesa ortodossa russa aveva 6.694 preti e 653 diaconi. Nel 1971 contava solo 6.234 sacerdoti e 618 diaconi.
All’inizio del XXmo secolo la Chiesa ortodossa russa contava 2.500 santi, dei quali 450 santi russi. I martiri e i santi confessori donati dalla Chiesa russa nel XXmo secolo si contano in decine di migliaia. Nel gennaio 2004, la Chiesa ortodossa russa ha proclamato 1.420 canonizzazioni di nuovi martiri e confessori. Il loro numero aumenta ad ogni riunione del Santo Sinodo. Così, la Chiesa ortodossa russa è diventata la Chiesa dei nuovi martiri russi.
Alla fine del secondo secolo, si attribuiscono queste parole all’apologeta cristiano Tertulliano: “Il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo”. Il ventesimo secolo ha abbondantemente sparso questa semenza sulla terra russa, che ne riceverà la grazia al centuplo!
NOTE DEL TRADUTTORE:
1) La cosiddetta “rivoluzione russa” fu, come ormai ampiamente dimostrato, a tutti gli effetti un putch militare, senza alcuna partecipazione di popolo, organizzato e finanziato dall’estero, seguito da una sanguinosa guerra civile di 5 anni. Cfr. p. es.: Martin Malia, La rivoluzione russa e i suoi sviluppi, Bologna, il Mulino, 1984; Aleksandr Solženicyn, Lenin a Zurigo, Mondadori, Milano 1976; Antony C. Sutton, Wall Street and the Bolshevik Revolution, LINK: http://reformed-theology.org/html/books/bolshevik_revolution/
2) Anch’essa “rivoluzione” per modo di dire, colpo di mano dell’aristocrazia massonica filo-occidentale, organizzata dall’ambasciata britannica.
3) Nel 1914, secondo l’ultima statistica ufficiale di cui disponiamo, la Chiesa Ortodossa Russa contava 97.123.604 battezzati, 73 diocesi, 163 vescovi in attività, 51.105 preti parrocchiali, 54.174 chiese, 25.193 cappelle, 550 monasteri maschili con 21.329 monaci, 475 monasteri femminili con 73.300 monache, 4 accademie ecclesiastiche, 57 seminari con circa 23.000 studenti, 185 piccoli seminari, 37.528 scuole parrocchiali, 291 ospedali, 1.113 asili, 34.397 biblioteche parrocchiali. Ne! 1939, dopo 25 anni di alterne fasi persecutorie, al termine della fase più sanguinosa, non rimangono che quattro vescovi “liberi”, cioè non Imprigionati ma agli arresti domiciliari, e qualche centinaio dl preti e chiese funzionanti, miracolosamente scampati. Tutto il resto è scomparso nel nulla. Si calcola che fu distrutto il 35% del patrimonio artistico nazionale. Cfr. p. es.: Nikita Struve, Les Chrétiens en U.R.S.S, Paris, Seuil 1963, p. 371; Krajzar, Quadro storico generale, in Storia religiosa della Russia, cur. L. Vaccaro, Milano, La Casa di Matriona, 1984, 292 p.
4) Il noto sacerdote e teologo russo ortodosso, italofono di madrelingua russa, parroco a Brescia, Vladimir Zelinsky definisce la “lettera” una “istruzione segreta”, reputata comunemente al Politburo, e la traduce così: “La requisizione degli oggetti di valore deve essere condotta con implacabile risolutezza, senza fermarsi assolutamente davanti a nessun ostacolo. Quanti più esponenti della borghesia reazionaria e del clero reazionario riusciremo a fucilare per questo motivo, tanto meglio sarà”. Da: Vladimir Zelinskij, Il regno e il tormento della fede: Russia, ortodossia, riconciliazione, Effatà Editrice, Cantalupa (To) 2014, p. 37. LINK:
5) Nel processo di canonizzazione della Famiglia imperiale è stato avanzato il dubbio, documentato, di un vero “omicidio rituale”.
6) Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov, Blank da parte di madre, Trotskij, pseudonimo di Lev Davidovič Bronštejn, entrambi di origine ebraica, come la stragrande maggioranza della dirigenza bolscevica, prima, durante e dopo il putch del 1917 col quale prese il potere, seguito da una sanguinosa guerra civile di 5 anni. Quello del ruolo di ebrei in questi avvenimenti è un tema scottante e proibito. Specialmente gli apparati repressivi furono a totale e permanente dirigenza ebraica. Durante le sanguinose persecuzioni di annientamento dei cristiani, la religione ebraica non fu toccata. Stalin pseudonimo di Iosif Vissarionovič Džugašvili, “Džugašvili” in georgiano vorrebbe dire “figlio dell’ebreo” (https://semiticcontroversies.blogspot.it/2009/02/was-josef-stalin-jewish.html) – Cfr. p. es.: Gianantonio Valli, Giudeobolscevismo, Edizioni Ritter, Milano 2014; Aleksandr Solgenitsin, Due secoli insieme, 2 vol., Ediz. Controcorrente, Napoli 2007; “Mai nella storia della Russia né prima né dopo ci fu un governo che fece un tale sforzo per sradicare e annientare l’antisemitismo” Zvi Gutelman, Curtis, M. (ed.), Antisemitism in the Contemporary World, Westview Press, 1986, pp. 189–190. M. Blondet, Come soffrirono in Russia, http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=5357&Itemid=100021, Idem, Arriva il Regno di Sion? Ricordiamoci l’altro, https://www.maurizioblondet.it/arriva-regno-sion-ricordiamoci-laltro/
7) … “Tuttavia il risultato delle requisizioni di beni ecclesiastici, portate a termine con successo solo a Mosca, Pietroburgo e in alcuni governatorati della parte europea del paese, fu piuttosto deludente. Invece delle centinaia di milioni di rubli che i bolscevichi si aspettavano, la spoliazione delle chiese portò allo Stato circa cinque milioni di rubli-oro in tutto (975 kg d’oro, 777.000 kg d’argento, 238 kg di perle, 36.000 brillanti, 72.000 pietre preziose e così via). Le ricchezze ottenute non giustificavano le risorse spese per effettuare le requisizioni, circa il 5% dei tesori raccolti andò all’esercito, una parte del patrimonio artistico fu venduta all’estero. Nulla si spese per soccorrere gli affamati” … Fonti: M.V. Škarovskij, Dva episoda iz istorii bor’by s cerkov’ju v Petrograde., “Zven’ja”, n. 2. O.Ju. Vasil’eva, P.N. Knyševskij, Krasnye konkistadory, Moskva 1994, pp. 153-205. N.A. Krivova, Vlast’ i cerkov’ v 1922-1925 gg. Politbjuro i GPU v bor’be za cerkovnye cennosti i političeskoe podčinenie duchovenstva, Moskva 1997. Politbjuro i cerkov’: 1922-1925 gg. Sb. dokumentov, a cura di N.N. Pokrovskij, S.G. Petrov, Moskva-Novosibirsk, 1997-1998, vv.1-2. Sankt-Peterburgskaja eparchija v XX veke v svete archivnych materialov. 1917-1941. Sb. dokumentov, a cura di N.Ju. Čerepenin, M.V. Škarovskij, Sankt-Peterburg 2000. Delo Patriarcha Tichona, a cura di N.A. Krivova, Moskva 2000.
8) I credenti, che sapevano bene cosa vi fosse prima, si guardavano dall’usare quella piscina e continuarono a farsi il segno della croce passandovi davanti, secondo l’uso ortodosso, come ci fosse ancora una chiesa, fino alla sua ricostruzione, tale e quale com’era, dal 1990 al 2000 LINK: https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Cristo_Salvatore_(Mosca). Consigliato da Suor Maria Donadeo, andai a vedere coi miei occhi, rimanendo a lungo seduto nella strada, le persone che passavano davanti alla piscina e facevano il segno della croce, senza neanche girarsi, finchè non potei più trattenere le lacrime dalla commozione vedendo quella scena, nel 1987. Ho ancora le fotografie.
9) Il patriarca Pimen, la cui elezione, come tutti, fu imposta dal regime e che era sopravvissuto a 12 anni di Gulag e altri di domicilio coatto come laico, al momento della firma di questo provvedimento imposto ebbe un malore.
10) Cfr.: M. Blondet, “SONO UN ARCHIMANDRITA SOVIETICO”, LINK: https://www.maurizioblondet.it/un-archimandrita-sovietico/
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TRADUZIONE DALL’ORIGINALE:
http://orthodoxie.com/persecutions-contre-leglise-orthodoxe-en-urss/